May 12, 2011

I call your name, Willy...


E’ vero, e lo Zig Zag Social Club l’ha condiviso all’unanimità, che la scomparsa di Willy De Ville ha rivelato una miseria umana e artistica nel mondo del rock’n’roll che ci ha lasciato freddi e perplessi. L’introduzione di Mauro Zambellini a Willy De Ville è partita proprio da qui, ovvero dal fatto che a due anni dalla sua morte nessuno (salvo un illuminato Peter Wolf che l’ha celebrato nel suo bellissimo Midnight Souvenirs) sembra più ricordarsi di lui. Eppure Willy De Ville è stato un grande, un grandissimo personaggio della storia recente del rock’n’roll (e non solo): dagli indimenticabili esordi come Mink De Ville, con gli squarci metropolitani di Cabretta e Return To Magenta, alle svolte di Parigi con Le Chat Bleu e di New Orleans (con Victory Mixture e Le Loup Garou) fino al ritorno sulle “colline del blues” (Marino Grandi docet) e dentro i suoi trascorsi con le sostanze (“solo”) chimiche, Zambo ha raccontato con il consueto savoir faire la vita, la musica e tutto l’immaginario di uno straordinario principe della notte e dell’amore: Doc Pomus e Mark Knopfler, Jack Nietzsche e Carlo Ditta, Edith Piaf e Capitan Uncino, il Chelsea Hotel e il bayou, i vampiri e i fantasmi, Tootsie e Lisa, i mantelli e le sciabole, il rhythm and blues e il tex-mex, Lou Cortelezzi e Kenny Margolis, i cavalli e i cappelli, Alphabet City e il Quartiere Latino, i denti d’oro e l’eroina, i bad boy e i mohicani, Brigitte Bardot e Billie Holiday, il soul e il voodoo. L’ultima, vera rock’n’roll star. Un grazie a Zambo (lo aspettiamo, attenzione attenzione, per i Kinks) e come sempre un grazie anche a Elena (Barusco) per le fotografie. [Pubblicato da Marco Denti SigZag]

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